Ansia e performance sportiva: da ostacolo a risorsa!

A cura del Dott. Matteo Losito, Psicologo dello Sport
Specializzato nel supporto a atleti di ogni livello per la gestione dell’ansia e lo sviluppo delle risorse mentali nello sport agonistico e amatoriale.

 

Nel mondo dello sport, l’ansia è una compagna frequente di viaggio. Non fa distinzioni di età, disciplina o livello: può colpire l’atleta professionista come il giovane alle prime esperienze, l’infortunato che guarda i compagni dalla tribuna o il veterano alle prese con la fine della carriera.

Ma è fondamentale sottolineare un concetto chiave:

non si tratta di una patologia, bensì di uno stato temporaneo e legato alla situazione specifica.

Accettare l’ansia per gestirla meglio

Molti sportivi arrivano in consulenza psicologica convinti che l’ansia sia un nemico da combattere. In realtà, il primo passo è promuovere una accettazione dell’ansia come parte naturale del percorso sportivo. Non siamo di fronte a una condizione cronica o debilitante, ma a una ansia reattiva, cioè una risposta fisiologica a uno stimolo percepito come importante.

Un approccio centrato sulla persona — la persona che fa l’atleta, e non solo l’atleta in quanto tale — aiuta a normalizzare questi vissuti. L’umanizzazione del ruolo sportivo facilita una gestione emotiva più consapevole, riduce il senso di inadeguatezza e apre la strada a un lavoro psicologico efficace.

Dall’ansia al flow: la gestione dell’attivazione ideale

L’obiettivo non è eliminare l’ansia, ma regolarla. Esiste infatti un livello di attivazione ottimale, chiamato attivazione ideale, che consente di entrare in uno stato di massima concentrazione e prestazione. È quello stato mentale che precede il cosiddetto flow, ovvero quella condizione in cui l’atleta è totalmente immerso nell’azione, dimentico del tempo e dello spazio.

Capire che l’ansia può diventare una risorsa è una svolta cruciale. Quando si lavora sull’allenabilità degli aspetti mentali, si passa da una visione dicotomica (positivo/negativo) a una più funzionale: “Di cosa ho bisogno per dare il meglio di me in questa situazione?”.

Gli aspetti mentali si allenano, come i muscoli.

Ogni emozione può diventare uno strumento. Allenare la mente significa integrare emozioni, sensazioni e pensieri nella preparazione alla performance, al pari dell’allenamento fisico. L’ansia reattiva diventa così una componente regolabile, una leva da calibrare sulla base della richiesta prestativa, e non più un ostacolo insormontabile.

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Conclusione

Nel lavoro psicologico con gli atleti è fondamentale riconoscere l’unicità della persona, promuovere una visione non patologizzante delle difficoltà emotive e sviluppare strategie concrete per gestire l’ansia in modo funzionale. Solo così è possibile trasformare l’ansia da limite percepito a risorsa allenabile per esprimere il massimo potenziale.

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