04 Ago Osteoporosi: facciamo chiarezza

L’osteporosi è una malattia dello scheletro, caratterizzata dalla riduzione della massa ossea associata ad alterazioni dell’architettura interna del tessuto scheletrico, con conseguente minor resistenza al carico ed ai traumi e quindi maggior rischio di frattura. Non si tratta quindi di una perdita di calcio, come comunemente si crede, ma di osso.
I SOGGETTI A RISCHIO
In primo luogo le donne in post-menopausa, sia perché la massa ossea femminile è inferiore a quella maschile, sia perché la carenza di estrogeni determina una maggiore e più precoce perdita rispetto agli uomini. Questo tipo di osteoporosi viene definita “primitiva”, per distinguerla dalle forme “secondarie” causate da patologie o dall’impiego di particolari farmaci.
In ogni caso il naturale processo dell’invecchiamento comporta una riduzione della massa ossea, che finisce per interessare la maggior parte degli over-80.
I SINTOMI
L’osteoporosi, fino al momento della frattura, è asintomatica. Viene infatti definita come “il ladro silenzioso”. Le fratture più frequenti sono quelle del polso, delle vertebre e del collo femorale, queste ultime gravate anche da una certa mortalità.
COME SI DIAGNOSTICA?
Essendo la malattia priva di sintomi la diagnosi è in genere legata ad indagini strumentali, in primo luogo di tipo radiologico: densitometria ossea e radiografie. In particolare, la densitometria ossea misura la quantità di osso mineralizzato, con una buona precisione a livello di siti standard: colonna lombare, colli femorali, polso. Una volta documentata la diagnosi, si procede in genere ad esami di laboratorio per escludere le forme secondarie.
I FATTORI DI RISCHIO DELL’OSTEOPOROSI
In genere, non vi è una sola causa dell’osteoporosi, più fattori (alcuni evitabili, altri no) interagiscono, i principali sono:
- Carenza di estrogeni dovuta a menopausa precoce, sia fisiologica che chirurgica o indotta da farmaci (per esempio quelli utilizzati dopo un intervento di tumore al seno)
- Deficit di ormone maschile, sia primitivo che indotto da farmaci (per esempio dopo asportazione della prostata per tumore)
- Familiarità per fratture da fragilità
- Età avanzata
- Magrezza eccessiva (anoressia)
- Malassorbimento intestinale (per esempio celiachia)
- Ridotto apporto e/o assorbimento del calcio
- Carenza di Vitamina D
- Fumo e assunzione eccessiva di alcool
- Uso prolungato di alcuni farmaci (cortisone, ormoni tiroidei, eparina, ecc..)
- Malattie (artrite reumatoide, connettiviti, ecc…)
SI PUÒ PREVENIRE?
La prima prevenzione consiste nel raggiungimento, nell’età giovanile, di un adeguato picco di massa ossea, attraverso stili di vita sani, attività fisica regolare, astensione da fumo e droghe, alimentazione ricca di calcio, esposizione ragionevole ai raggi solari. Gli stessi accorgimenti vanno seguiti nell’età adulta allo scopo di mantenere il picco di massa ossea raggiunto.
SI PUÒ CURARE?
Esistono oggi diversi farmaci in grado di ridurre significativamente il rischio di frattura. E’ importante sottolineare che gli interventi farmacologici mirano alla riduzione del rischio di frattura e non al miglioramento dei valori densitometrici!
CHI CURA L’OSTEOPOROSI?
Trattandosi di una patologia multifattoriale non esiste un unico “specialista” dell’osteoporosi. Nella gestione della malattia possono intervenire varie figure:
- l’endocrinologo
- il reumatologo
- il ginecologo
- l’ortopedico
- il fisiatra
- l’osteopata
- il dietista / nutrizionista
- chinesiologo, che si occupa di attività fisica adattata
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