04 Ago Vulvodinia e Dolore Pelvico: facciamo chiarezza
Cosa si intende per Dolore Pelvico?
La Vulvodinia è una patologia caratterizzata da dolore cronico a carico della vulva e dei tessuti che circondano l’accesso alla vagina. Solitamente, si accompagna anche ad arrossamento, sensazione di bruciore e dispareunia, cioè dolore durante i rapporti sessuali. Mentre la dispareunia riguarda esclusivamente l’atto sessuale, la vulvodinia è un dolore solitamente cronico, presente non solo durante i rapporti o le fasi sessualmente attive, ma si manifesta come risposta eccessiva anche a stimoli innocui quali il banale contatto con il pantalone o lo stare seduti sul sellino della bicicletta.

La Vulvodinia è una malattia ad eziologia multifattoriale, ovvero non esiste una causa univoca e specifica. Contribuiscono:
- fattori comportamentali come saponi e detergenti intimi troppo aggressivi che alterano il microbiota vaginale,
- biancheria intima in tessuto sintetico non traspirante,
- pantaloni molto stretti e fascianti che causano compressione dei tessuti,
- fattori immunitari come l’iperattività dei mastociti che causa arrossamento e bruciore a livello dei tessuti perivulvari,
- fattori muscolari che causano ipertono del pavimento pelvico e alterazioni delle terminazioni nervose nocicettive,
- fattori psico-emotivi fondamentali dato il coinvolgimento di un ambito molto intimo.
La diagnosi viene posta dal medico ginecologo ed è una diagnosi clinica, basata su un’accurata raccolta anamnestica e un adeguato esame obiettivo. Solo in casi molto rari si esegue l’elettromiografia, un esame piuttosto invasivo con il quale si verifica l’eventuale presenza di un’alterazione della conduzione nervosa.
Approcci terapeutici tradizionali o “allopatici”
Negli ultimi anni c’è stato un grande fermento a livello politico per riconoscere la vulvodinia come una patologia cronica invalidante. Spesso purtroppo la diagnosi arriva tardivamente e viene sottostimata, ma quando la paziente ottiene questo riconoscimento può beneficiare di alcune agevolazioni, come per esempio l’esenzione 048 per l’acquisto dei farmaci. Tuttavia, la pratica di molte terapie rimane a carico della paziente.
La medicina occidentale (allopatica) propone soluzioni a livello locale, farmaci antidolorifici, antinfiammatori, creme a base di lidocaina o sodio cromoglicato che stabilizzano e modulano l’attività dei mastociti e hanno una blanda azione anestetica e analgesica. Si usano anche farmaci che modulano la trasmissione dell’impulso nervoso doloroso, come amitriptilina o gabapentin.
Tra gli strumenti terapeutici conosciuti c’è anche l’utilizzo della tossina botulinica, iniettata localmente. Essa provoca la paralisi del muscolo e favorisce il rilassamento dei tessuti circostanti.
Si possono prescrivere anche farmaci antidepressivi associati anche ai benefici dati da un buon percorso di psicoterapia.
Esiste infine la possibilità di intervento chirurgico con cui si procede alla resezione dei fasci nervosi periferici. Si impedisce così la trasmissione dello stimolo doloroso a livello centrale. Quando si sceglie l’intervento chirurgico, l’obiettivo è rimuovere una tipologia di dolore talmente invalidante che la sfera del piacere esce completamente di scena e con essa anche la possibilità di raggiungere l’orgasmo.
L’orgasmo femminile è il risultato di un meccanismo complesso che si verifica grazie alla cooperazione di terminazioni nervose presenti sul clitoride, sulle pareti della vagina e non solo. Nel momento in cui si recidono alcune di queste terminazioni nervose, può essere difficile riuscire a raggiungerlo nuovamente. Sono scelte molto difficili a cui una donna non dovrebbe mai arrivare!
Proprio per questo la Medicina Integrata può venire in grande aiuto.
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